Le grandi biografie: Papa Giovanni Paolo II (3)

Il momento della proclamazione a Papa di Karol Wojtyla

Il 30 dicembre 1963 papa Paolo VI nominò Wojtila arcivescovo di Cracovia.
La sua ascesa fu inarrestabile. Si distinse per la sua attività di opposizione al regime e per le sue lotte civili che il popolo accolse con rinnovate speranze. Castro conquistò tutti con la sua semplicità e…
Che?
Ah, Wojtyla.
Dicevo, Wojtyla conquistò tutti con la sua semplicità e nell’agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI, partecipò al conclave che si concluse con l’elezione di Albino Luciani, che divenne papa Giovanni Paolo I. Wojtyla gli augurò pubblicamente lunga vita.
Ovviamente, dopo solo 33 giorni di pontificato, Giovanni Paolo I morì.

Nell’ottobre 1978 Wojtyla fece ritorno in Vaticano per prendere parte al secondo conclave in meno di due mesi: “è un lavoro durissimo che non auguro a nessuno” dichiarò sorseggiando un the da una terrazza sui Fori Imperiali.

Il conclave, secondo quanto emerso dai racconti di alcuni cardinali, vide una netta divisione tra due candidati particolarmente forti quali il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, votato dalla parte dell’ala conservatrice, ed il cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze, noto per i suoi motorini.

Grazie però all’intervento superiore di Dio, alla sua illuminazione e ad un complesso sistema di bustarelle, venne eletto Wojtyla.
Le sue prime parole furono di stupore: “Ringrazio tutti e rassicuro i miei genitori che non interromperò gli studi. Un calendario? Sì, ma solo se artistico”.
Fu poi abbracciato da Alain Delon e indossò la fascia.

Al momento dell’elezione Wojtyla avrebbe voluto assumere il nome di Stanislao I in onore del santo patrono della Polonia. Tuttavia i cardinali gli fecero notare che era un nome contrario alla tradizione romana e che comunque mal si abbinava a quelle graziose scarpette.
L’annuncio della sua elezione (l’Habemus papam) fu dato alle ore 18:45 dal cardinale Pericle Felici, che ricordiamo solo perchè lo sto nominando qua io.

Nel suo breve discorso egli si definì come «il nuovo Papa chiamato da un paese lontano lontano» e terminò dicendo qualcosa con dentro “e vissero felici e contenti”.
Famosa la sua frase «se mi sbaglio mi corrigerete!», che suscitò l’applauso dei presenti e un tentativo immediato di rimpatrio dalla costituenda Lega Nord.

Il 5 dicembre compì la prima visita alle parrocchie della diocesi di Roma iniziando con San Francesco Saverio nel quartiere della Garbatella, rimettendoci il portafogli.

Il 13 maggio 1981 subì un attentato da parte di Mehmet Ali Agca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in piazza San Pietro, colpendolo all’addome. Il Papa si salvò grazie anche ai primi sintomi di Parkinson che lo aiutarono a schivare un colpo.
Due giorni dopo il Natale del 1983, volle andare in prigione per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. Perdono che fu poi ribadito dalle guardie carcerarie ogni notte intorno alle due mentre gli altri detenuti dormivano.

L’attentatore venne in pochissimo tempo condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana, al solito rapida ed efficace.
Ali Agca non ha mai voluto rivelare in modo chiaro la verità e ha ripetutamente cambiato versione, arrivando ad affermare di essere persino Gesù Cristo. Ovviamente versione poco credibile, che ha dimostrato l’insanità mentale di quell’uomo dato che Gesù Cristo sono io.

[continua]